venerdì 19 febbraio 2016

DILUVIO


Diluvio

con Rocco Lombardi


1 Piazza delle oche
Un giorno ci hanno insegnato che i cattivi son quelli un po’ solitari, che non si divertono da matti alle feste, e che se chiedi loro un piacere non è detto che te lo facciano. Tu quanto sei cattivo?
Cattivissimo direi, se il termine di paragone è la solitudine, la frequentazione delle feste, il concedere piaceri. D’altro canto cucinerei quasi tutte le sere per persone diverse ospitandole in casa, farei molto volentieri e spesso delle feste, elargirei favori molto spesso se chi li chiede si pone umanamente.
Quanto ha a che fare la coerenza, con l’isolamento e la follia?
Il rapporto può essere simbiotico se quello che persegui non è tanto in voga. Isolarsi e flirtare con la follia può essere rigenerante o annichilire, ci vuole una discreta pratica, e in tutto questo una certa coerenza.
Via Rialto
I tuoi libri “pian piano raggiungeranno tutte le librerie indipendenti con cui siete in contatto mentre non saranno reperibili in tutte la altre della grande distribuzione”… Come mai?
Questione annoiante quanto definitiva e nociva. Per chi non ne sa nulla, la distribuzione libraria è un meccanismo che fa guadagnare a pochissimi mentre trita tutti gli altri che sono obbligati ad affidarcisi, che poi è come funziona tutto il resto del mondo del lavoro. Lunga vita alle librerie indipendenti e a i folli che con coerenza vincono l’isolamento e fanno respirare. E tutto torna.
Nonostante ai nostri giorni la parola “artista” per alcuni sembrerebbe qualcosa da evitare a ogni costo, l’impressione è che sempre più persone si dedichino, anche seriamente, a manifestazioni espressive della propria sensibilità. Come definiresti tali creature?
Coltivare il proprio estro creativo è estremamente necessario, è come respirare, ti serve a vivere, di certo non a fare cassa necessariamente. L’idea che molte persone non possano o non vogliano avere tempo per questa pratica determina una buona fetta della tristezza annusabile nell’aria. Le creature che reclamano la pratica creativa sono emissari divini, anzi, la divinità in concreto. Realizzare il proprio sentire è salvifico anche per chi ti sta intorno.
6 Via Portici
Credi che un diluvio, o chi per esso, sia un buon modo per sistemare le cose, oppure quella umana è una razza senza speranza alcuna?
La speranza esiste nel momento in cui perseguiamo le vie concrete di cui prima. Che poi una buona maggioranza non reclami tali pratiche, e di fatto ostacoli tutti gli altri, è una cosa che non mette di buon umore. Sperare in un grande diluvio può divorarci, sprigionare tante piccole gocce potrebbe avere la stessa forza, ma tutto, tutto resta da verificare. La brutta notizia è che sembra che abbiamo poco tempo a disposizione, quantomeno per non peggiorare le cose. Quello che si può fare immediatamente è guardare alla bellezza, pura, non addomesticata né idealizzata, immedesimarsi, sciogliersi e unirsi ad essa… Per l’appunto, guarda al picchio nero di Alberico.
Piazza Podestà
Una delle tue ordinarie giornate in the country:
Al momento non ho un vissuto quotidiano in the country, ma per fortuna accadrà molto presto. So già che ci saranno lunghe esplorazioni, lunghi momenti al cospetto di una stufa, la raccolta della legna, probabilmente più terra nelle unghie e sotto le scarpe, conoscere meglio le tracce dei lupi e provare a seguirle. E’ ora di congedarsi per un pò dalle polveri sottili.
Il ricordo di fanciullo che ancora oggi un po’ ti spaventa:
Il sogno ricorrente di cadere dall’ultimo piano del palazzo dove abitavo, e poi al risveglio nel cuore della notte osservare il lieve bagliore che proveniva dalla porta socchiusa della stanza… Chi mi spiava in quei lunghi momenti?
Via Mercerie
Come spiegheresti a dei bambini che pendono dalle tue labbra, in un calmo mattino primaverile, il concetto di “albero sfregiato”?
Se hanno avuto la fortuna di conoscerlo, un albero, di averlo come amico, di crescerci insieme, gli farei immaginare il giorno in cui incideranno sulla sua corteccia il proprio nome, il momento in cui ne mangeranno i frutti quando arriveranno a raccoglierli, i giorni in cui ci costruiranno una casa sopra — di legno ovviamente — e poi potrebbero assistere a delle potature insensate, al fatto che attorno a questo albero le cose cambino in modo inaspettato. E poi un giorno potrebbero non ritrovarlo più, e allora potranno guardarsi le mani e pensare a tutto quello che hanno fatto con e per quell’albero, e in quel momento saranno grandi e potranno chiedersi che cosa gli hanno portato via.
Thanks

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