Nei libri migliori, come sovente accade, ci si imbatte quasi per caso.
Poco prima di andare al Salone di Torino stavo sfogliando i vari cataloghi online delle case editrici che mi interessavano. Arrivato al sito di Exorma, e più precisamente a Neghentopia, l’ho aggiunto alla wishlist in tempo zero.
Allo stand dell’editore al SalTo18 era esposta in bella vista un’illustrazione a tutta pagina di Rocco Lombardi. Sfogliando velocemente le pagine, capii da subito di trovarmi di fronte a qualcosa di atipico e particolarmente affascinante.
Ho iniziato le mie letture post-Salone proprio da Neghentopia, opera dell’antropologo e scrittore Matteo Meschiari (1968), e dico fin da ora che l’ho adorato.
Fin dalle prime righe percepiamo la peculiare struttura di Neghentopia: lo stile narrativo non si presta a uno schema definito, bensì ne fonde molteplici. Troviamo indicazioni tipiche delle sceneggiature cinematografiche, ma anche caratteristiche forti dei romanzi e dei saggi. Come spiega meglio l’autore nella bella intervista presente sul sito di Exorma:
A volte nella fiction accade qualcosa che non è più solo fiction e che rovescia sui fatti reali una luce estatica. Ecco. In questo senso Neghentopia non è un romanzo. È un saggio. Il mio saggio migliore. Un racconto certo. Ma anche un saggio implicito sull’incontro tra arti visuali e letteratura.
— Matteo Meschiari
Parliamo un po’ della tramain un futuro imprecisato, il mondo è devastato dalla guerra di due grandi fazioni, la Repubblica Democratica del Nord e la Federazione Popolare del Sud. La distruzione si diffonde anche e soprattutto sul paesaggio e sulle persone, come suggeriscono i “Titoli di Testa”:
POPOLI SENZA TERRA MIGRANO TRA I DESERTI.
LE ANTICHE METROPOLI SONO VILLAGGI CAOTICI DOVE L’UMANITÀ SI RICICLA E SOGNA DI SOPRAVVIVERE.
LA FLORA E LA FAUNA SONO ALLO STREMO.
LA POLVERE È OVUNQUE.
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In questo scenario troviamo Lucius, il protagonista di questa storia: poco più che un bambino, viene assoldato come sicario per uccidere una ragazza nell’altro Paese. Guidato dal Passero (una specie di spirito guida, una manifestazione animale della propria coscienza, simile alla volpe de Il piccolo principe), Lucius parte per un viaggio attraverso luoghi semideserti, e il lettore lo segue, con l’ausilio di una colonna dedicata (su YouTube è presente una playlist realizzata da Exorma che contiene le canzoni inserite in Neghentopia; vi lascio qui il link). Sono canzoni adatte all’atmosfera narrata: troviamo, tra gli altri, “Hurt” di Johnny Cash, ma anche punk rock cinese, elettronica di nicchia degli anni Ottanta, PJ Harvey e Brian Eno. Veniamo quindi immersi profondamente nel mondo di Neghentopia, dove seguiamo affascinati Lucius nel suo viaggio verso l’omonima città, tra metropoli fatiscenti, dove l’umanità rinuncia ormai a ogni forma di empatia, e lande desolate, dove oggetti inanimati riescono a comunicare con Lucius, raccontandogli storie del mondo che fu. Il tutto mentre una misteriosa bestia lo insegue nell’ombra.
Protagonista di questo libro è anche il paesaggio, tema caro a Meschiari, reso splendidamente dalle illustrazioni di Rocco Lombardi.
Neghentopia_01
Rocco si è letteralmente lasciato ossessionare dal testo. In brevissimo tempo ha riempito un quaderno di bozzetti stupendi e poi nell’estate più torrida che lui ricordi si è messo a lavorare alle tavole. Rocco è un genio del buio. Sa riempirlo di tagli e fessure da cui passa la luce e lo fa con uno spirito visionario che lo rende un artista davvero unico nella sua generazione. Quello che ho sempre amato nel suo lavoro è la capacità di raccontare il mistero animale. Assieme ai paesaggi notturni è proprio questo che ho tentato di intercettare con Neghentopia. Paesaggi e animali come alternativa apocalittica alla specie umana. Non zombie o vampiri o robot. Ma animali postumani.
Neghentopia è un’opera che prende spunto da molti generi (fiction, cinematografia, saggistica, teatro, perfino poesia) per portarci in un’ambiente allo stesso tempo disilluso e magico. Penso che uno dei messaggi più insidiosi contenuti nel libro sia una specie di monito, sempre riguardante l’interazione tra l’uomo e il paesaggio. Forse il nostro mondo un giorno assomiglierà a quello di Neghentopia, almeno dal punto di vista paesaggistico: i dati allarmanti che ogni anno vengono raccolti non fanno pensare a nulla di buono. E sembra che un po’ di ispirazione Meschiari l’abbia presa proprio dal mondo di oggi:
Ci sono luoghi nel mondo – specialmente in Asia e nell’Artico – che sono già la Terra come sarà. Una specie di Paleofuturo o Pleistocene prossimo venturo in cui il sistema economico centrale è crollato e piccoli gruppi umani rimasti isolati hanno imparato a sopravvivere attraverso una specie di bricolage tecnologico. La Grande Era del Riciclo e del Riuso. Accade adesso. In Siberia. In Mongolia. O nell’Africa subsahariana. Nelle favelas del pianeta. Là è come se l’Apocalisse ci fosse già stata. Più che a Blade Runner o a Interstellar i luoghi di Neghentopia sono ispirati al quarto mondo di oggi.
— Matteo Meschiari
Neghentopia è una favola nera che lascia una macchia indelebile nel cuore del lettore, che porterà quella traccia con sé anche dopo aver terminato il libro.