Klaus ha vissuto sotto il portico di una banca per tanti e tanti giorni. Parlava di rado e con poche persone. Lo facevano stare lì sotto nelle notti d'inverno. A qualcuno infastidiva, altri ormai lo consideravano parte dell'architettura, altri ancora gli davano soldi o cibo. Klaus aveva lasciato una vita agiata, Klaus voleva lasciare anche il dolore di una perdita. Klaus si è lasciato infine morire. Rimanere a guardare e nient'altro la sua scelta, il suo volersi spegnere. Nel posto dove vivo abbiamo visto e vediamo ancora passare persone come Klaus. Le loro vite hanno esiti spesso inevitabilmente tragici, guardare il loro svolgersi può esserlo meno o anche peggio. Nella storia che segue ne ho raccontata qualcuna e di come in qualche modo hanno intrecciato la mia. La storia si chiama "Sotto di ponte", ed era l'espressione usata da uno di loro per indicare uno dei luoghi che sceglievano per vivere. E' stata pubblicata l'anno scorso nell'antologia "Sherwood Comix" edita da NPE, a quanto pare però il volume ha avuto una difficile visibilità. A questa storia ci tengo, anche per la piccola dedica finale, eccola qua:
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